Sul numero di aprile di SolareB2B è pubblicato un approfondimento sui moduli bifacciali, che producono più energia, hanno una maggiore durata e spesso sono la prima scelta per i grandi impianti a terra. Inoltre ormai il gap di prezzo rispetto ai moduli tradizionali si è talmente assottigliato da aumentare i casi in cui risultano più convenienti. Ecco perché l’industria del fotovoltaico sta scommettendo sul bifacciale, tanto che nel 2020 la domanda dovrebbe crescere fino a 12 GW.
Considerando le sue caratteristiche, questo tipo di prodotto trova il suo principale campo di applicazione nei grandi parchi fotovoltaici a terra. In Italia, considerando la loro scarsa diffusione, non mancano esempi di impianti bifacciali su tetti commerciali e industriali la cui conformazione piana, tra l’altro, ben si presta all’installazione di moduli bifacciali che richiedono altezze e inclinazioni rispetto al suolo particolari.
Il segmento residenziale è pressoché escluso da questo mercato perché qui, in questo frangente, il bifacciale non è in grado di fornire un contributo significativo in termini di produttività e non trova la sua applicazione ideale anche in funzione della tradizionale conformazione a falda dei tetti.
Hanno partecipato all’inchiesta Jinko Solar, Longi Solar, Trina Solar, Canadian Solar e Ja Solar.
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