Mercoledì 10 luglio Federazione Anie ed Elettricità Futura hanno scritto una lettera congiunta al governo per contestare la recente moratoria di Regione Sardegna che blocca lo sviluppo di nuovi impianti da fonti rinnovabili. Attraverso la Legge regionale n.5 del 3 luglio, la Regione ha introdotto un divieto di realizzazione di nuovi impianti per un periodo di 18 mesi. L’obiettivo è quello di garantire che lo sviluppo e la realizzazione di nuovi impianti avvenga nella tutela e salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.
Le due associazioni hanno così scritto una lettera a Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali e Autonomie, a Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, e a Francesca Quadri, capo dipartimento Affari giuridici e legislativi Presidenza del Consiglio dei Ministri, per sottoporre alla loro attenzione le disposizioni adottate dalla Regione.
“Da una disamina effettuata”, si legge nella lettera, “la normativa regionale in oggetto presenta forti profili di illegittimità costituzionale. Ed invero, le Regioni, così come non possono procedere alla individuazione delle aree idonee prima dell’emanazione del decreto ministeriale di cui all’articolo 20, comma 1, del d.lgs. n. 199/2021 (“D.M. Aree idonee”, da ultimo pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 2 luglio 2024), non possono disporre moratorie o sospensioni dei termini dei procedimenti di autorizzazione, come previsto dal successivo comma 6 del citato art. 20, e non hanno il potere di assoggettare la realizzazione degli impianti di produzione o accumulo a limitazioni espresse su determinate aree, implicandone, di fatto, la concreta inutilizzabilità per rilevanti estensioni di territorio.
Peraltro, anche alla luce del richiamato D.M. Aree Idonee, la legge regionale in esame assume carattere fortemente ostativo, limitante e contrario rispetto alle effettive finalità del D.M. stesso, e allo specifico obiettivo regionale di potenza di installato FER al 2030 pari a 6,26 GW aggiuntivi rispetto a quanto installato al 31 dicembre 2020. Chiediamo, pertanto, con la presente, il vostro intervento, affinché sia evidenziato come le disposizioni sopra richiamate siano in conflitto con le norme fondamentali e il quadro legislativo nazionale, oltre che eurounitario, e debbano, quindi, essere dichiarate illegittime”.
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