Se venissero installati impianti fotovoltaici sui 300 chilometri quadrati di coperture industriali a disposizione in Italia, si libererebbe un potenziale di investimento tra i 30 e i 36 miliardi di euro.
Potenzialmente, questo consentirebbe di installare 30 GW di nuova potenza da fotovoltaico. Si arriverebbe così a coprire il 60% del target totale di 50 GW previsto dal pacchetto Fit-for-55.
Questi i dati comunicati durante l’evento ESC – The Next Energy promosso da Coesa e organizzato al Palazzo della Luce di Torino lo scorso 26 febbraio. Tra i presenti, numerosi rappresentanti della politica e dell’industria italiana.
All’evento hanno partecipato Federico Sandrone (amministratore delegato di Coesa e coordinatore della filiera Energy and Sustainable Mobility dell’Unione Industriali Torino), David Chiaramonti (vice rettore per l’internazionalizzazione del Politecnico di Torino), Davide Damosso (direttore operativo di Environment Park Torino), Agostino Re Rebaudengo (presidente di Elettricità Futura), Stefano Buono (amministratore delegato di Newcleo), Luca Conti (Ceo di E.ON Italia) e Barbara Conti (energy manager di Lavazza). Sono intervenute anche Chiara Foglietta (assessora alle Politiche per l’Ambiente e per l’Energia del Comune di Torino) e Silvia Fregolent (senatrice di Italia Viva). In collegamento da Bruxelles anche l’Eurodeputato del Partito Democratico Brando Benifei.
A livello globale gli investimenti nella transizione energetica sono cresciuti del 17% nel 2023, raggiungendo un nuovo record di 1.770 miliardi di dollari. I dati raccontano anche il ruolo chiave che le energie green possono svolgere per supportare il rilancio di storici distretti industriali italiani.
«Le imprese hanno dimostrato, numeri alla mano, di essere pronte alla sfida della transizione energetica. Ma è importante parlare in termini di infrastrutture e non solo di prodotti o materie prime», sottolinea Federico Sandrone di Coesa.
«È prioritario cambiare l’ottica dei meccanismi di incentivazione, ragionando su uno scenario europeo. Ma soprattutto spostando il peso dal consumo alla produzione, con l’obiettivo di sviluppare nuove filiere. Non possiamo considerare solamente i costi di produzione dell’energia. Dobbiamo decidere in ottica strategica quanto siamo disposti a spendere per spostare nel nostro Continente almeno una parte della catena produttiva delle rinnovabili».
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