Lunedì 1° luglio 2024 i ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase) e delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) hanno inviato alla Commissione europea il testo definitivo del Piano nazionale integrato Energia e Clima (Pniec).
Il documento conferma gli obiettivi raggiunti nella prima proposta trasmessa a giugno 2023. L’area con performance più alte è quella delle rinnovabili. Il Paese dovrà raggiungere, entro il 2030, una potenza da fonti rinnovabili di 131 GW. Circa 80 GW saranno fotovoltaici, mentre 28,1 GW proverranno dall’eolico, 19,4 GW dall’idrico, 3,2 GW dalle bioenergie e 1 GW da fonte geotermica. Per quanto riguarda invece le emissioni e gli assorbimenti di gas serra, l’Italia prevede di superare l’obiettivo del “FitFor55” riguardante gli impianti industriali vincolati dalla normativa ETS. L’obiettivo è quello di arrivare al -66% rispetto ai livelli del 2005 (obbiettivo UE, -62%).
«Oggi il nostro Paese si dota di uno strumento programmatorio che traccia con grande pragmatismo la nostra strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato», dichiara il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.
«È un piano che abbiamo condiviso con i protagonisti della transizione. Il Pniec si concentra sulle grandi opportunità derivanti dallo sviluppo di tutte le fonti, senza preclusioni. Cito in particolare lo scenario sull’energia nucleare, sia da fissione che da fusione».
Il Pniec prevede infatti, per la prima volta, una specifica sezione dedicata ai lavori della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile. La piattaforma ha sviluppato delle ipotesi di scenario in cui si dimostra la convenienza energetica ed economica di avere una quota di produzione nucleare. Questo dovrà avvenire in sinergia e a supporto delle rinnovabili e delle altre forme di produzione di energia a basse emissioni.
Secondo le ipotesi sviluppate, il nucleare da fissione, e nel lungo termine da fusione, potrebbero fornire circa l’11% dell’energia elettrica totale richiesta entro il 2050. La quota potrebbe poi salire al 22%.