L’energia da fonti rinnovabili potrebbe registrare un aumento dei costi, e le cause sarebbero da attribuire al Decreto Energia, approvato il 27 novembre dal Consiglio dei Ministri, e alla Legge di Bilancio 2024, attualmente al vaglio. È la previsione di Federazione Anie basata sul combinato disposto delle due misure, unito all’inflazione che ha già colpito il settore delle rinnovabili in Italia.
La bozza del Decreto energia prevede l’istituzione di un fondo di compensazione e di riequilibrio ambientale e territoriale. L’obiettivo è quello di incentivare le regioni e le province autonome ad ospitare impianti a fonti rinnovabili. In particolare, i produttori di energia da fonti rinnovabili con potenza superiore a 20 kWp dovranno versare nel fondo un contributo di 10 euro al kW per tre anni a partire dal 1° gennaio 2024.
La Legge di Bilancio potrebbe invece disporre, a decorrere dal 1° gennaio 2024, la tassazione dei contratti di diritto di superficie di durata ventennale. Oggi l’affitto di tali aree è classificato come compravendita di un patrimonio e quindi è esente da tasse. La Legge di Bilancio stabilisce invece che il canone del diritto di superficie percepito dal proprietario dell’area sia considerato come reddito soggetto a tassazione. Tassazione che però potrebbe arrivare anche al 43%.
L’aggravio di tassazione rischia di esporre i proprietari delle aree a costi non preventivati. Ciò potrebbe determinare un aumento dei costi delle aree stesse, compromettendo anche i progetti i cui procedimenti autorizzativi sono tuttora in corso. Non solo. La misura comprometterebbe anche quelli già autorizzati per i quali il contratto definitivo del diritto di superficie non si perfezionerà entro il 31 dicembre 2023. In questo modo si rischia di inficiare il lavoro svolto sino ad oggi sia dalla pubblica amministrazione sia dagli operatori.
«Il fondo di compensazione e la tassazione dei contratti di diritto di superficie sono misure inaspettate che vanno nella direzione opposta agli obiettivi fissati al 2030» spiega Alberto Pinori, presidente di Anie Rinnovabili.
«Il termine compensazione ha senso nel settore dell’oil&gas, per attenuare l’impatto che questi impianti hanno sull’ambiente. Si tratta di un erroneo retaggio del passato che mal si coniuga con le fonti rinnovabili. Queste sono infatti necessarie per contrastare i cambiamenti climatici e quindi, esse stesse, opere di compensazione per il riequilibrio ambientale e territoriale. Invece la misura avrà un impatto negativo sulla sostenibilità finanziaria degli impianti da rinnovabili. Non si comprende il motivo per cui questo contributo di 10 euro per kW non debba essere versato, a maggior ragione, dagli impianti da fossili. Il settore delle fonti rinnovabili ha bisogno di segnali chiari e inequivocabili verso la transizione energetica e non di misure ondivaghe che tendono la mano destra al settore ritraendo quella sinistra», conclude Pinori.
«L’auspicio di Anie è che le istituzioni ripensino alle due misure per ridurne l’impatto negativo e destinino risorse per il potenziamento degli organici della pubblica amministrazione. Soprattutto chiederemo maggior dialogo con le istituzioni per delineare un quadro normativo coerente con le sfide che attendono il Paese».